Mostra "Silenzio, Jazz e Luce"

Nato a Beirut e arrivato in Francia all'età di 9 anni, Christian Rahal esplora il mondo con uno sguardo abitato dalla sensibilità. Nel 2008, durante un viaggio di iniziazione in India, la fotografia entra nella sua vita. Vi scopre i "sadous", figure spirituali e silenziose, ed è catturando i loro sguardi che capisce la forza del mezzo fotografico: rivelare l'umanità in tutta la sua profondità. Questa prima rivelazione ne porterà altre. Dalle stradine di Beirut al fervore di un campo palestinese, dalle luci della Thailandia ai silenzi del deserto marocchino, Christian Rahal si forgia un linguaggio visivo, fatto di istanti rubati, di volti presi nell'intimo, di luci naturali. Sviluppa un approccio istintivo, in cui la fotografia diventa un dialogo silenzioso tra chi guarda e chi è guardato.

È per caso, o quasi, che scopre la fotografia di scena. Invitato dal trombettista israeliano Eli Degibri a un concerto, si porta via il suo apparecchio. Quella sera, catturando i movimenti, la tensione, la grazia dei musicisti sul palco, si rivela una nuova corda sensibile. Da allora, ha fotografato gli artisti del Festival Jazz a Juan ogni anno, il più vicino alle loro vibrazioni, per 7 anni. La mostra presentata per l'edizione 2025 del Festival Jazz a Juan è il frutto di questa collaborazione paziente e appassionata. Svela una serie di ritratti dei musicisti passati sul palco negli ultimi anni. Immagini scattate all'istante, impregnate di una cruda verità, in cui l'emozione affiora ad ogni nota. Christian Rahal non fotografa per congelare, ma per far risuonare. Le sue immagini sono altrettante partizioni visive: ci parlano di ritmo, di silenzio, di intensità - e sempre di umanità.

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